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Il Cristo ha anche la sua mitologia. La Chiesa si attribuisce il diritto di mondare questa vegetazione di leggende apocrife e conserva solo i quattro Vangeli: all’uomo, al leone, al toro, all’aquila. Il concilio di Nicea li dichiara “i soli ortodossi”. Ma la sorgente di questi quattro fiumi, l’esemplare unico ed originale, il proto-vangelo è scomparso!
Gregorio di Nasanzio- vescovo greco asiatico del IV secolo, patriarca di Costantinopoli, -diceva:
“Matteo ha scritto per gli Ebrei;
Marco, per i Romani;
Luca, per gli Ellenici;
Giovanni, per tutti i popoli dell’Universo”.
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Al posto del Verbo, i Catari invocavano il Paracleto.
Il Vangelo di Giovanni costituiva pressappoco tutta la loro Bibbia, l’inizio della loro storia. L’Apocalisse di Patmos apriva la loro epopea. Il loro genio aveva il temperamento dell’Aquila, simbolo del “Boanerge” (figlio del tuono).
Tramite l’Apostolo Giovanni, il “ beneamato dal Salvatore”, e il suo vangelo, i catari erano non solo del più puro lignaggio evangelico, ma anche della più alta origine ortodossa.
Nondimeno la oltrepassano con uno slancio incommensurabile verso l’ideale cristiano il più elevato.
Il Vangelo spirituale era vissuto nel senso della sua più alta realizzazione: l’Uomo-Spirito.
Costoro non erano solamente dei mistici, ma ancora degli gnostici.
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